Brennan

Introduzione

“E’ stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora”. Così, letteralmente, Winston Churchill fissava un principio fondamentale di supremazia storica del regime democratico nel discorso rivolto alla Camera dei comuni alla fine della seconda guerra mondiale nel 1947. A questa concezione relativistica della democrazia come “male minore” si richiamano un po’ tutte le analisi e le teorie moderne, di scienza politica o persino di filosofia, ispirate alla metodologia del “realismo”: da Machiavelli a Sartori, passando per Weber e Shumpeter, si cerca di capire cosa è effettivamente la democrazia, come funzionano concretamente i suoi processi e i suoi attori, inevitabilmente controllati e influenzati da élite e gruppi di potere in competizione fra loro [Sartori 1996].

Già nel 1957, nel celeberrimo libro Democrazia e definizioni – un vero e proprio mainstream della teoria democratica (in seguito più volte pubblicato) – Giovanni Sartori scrive: “Il termine democrazia indica sia un insieme di ideali, sia un sistema politico, caratteristica che condivide con i termini comunismo e socialismo (…). Ma, a differenza di questi, la democrazia non si è mai identificata con una specifica corrente di pensiero: essa è piuttosto un prodotto di tutto lo sviluppo della civiltà occidentale. E quanto più democrazia ha assunto un significato elogiativo universalmente riconosciuto, tanto più ha subito un’evaporazione concettuale, diventando l’etichetta più indefinita del suo genere. Non tutti i sistemi politici si professano socialisti, ma anche i sistemi comunisti affermano di essere democratici (…): democrazia abbrevia tutto”. In questo senso, i sistemi democratici si compongono di un mix, variamente combinato, di strutture politiche e di procedure normative (rule of law) da una parte, di “capitale assiologico” e “partite invisibili” dall’altra: per dire, con queste espressioni, del peso che esercitano sugli attori i valori di libertà e uguaglianza [Sartori 1969, p. 321: corsivi nostri].

Dello stesso tenore è la posizione di Norberto Bobbio quando afferma che l’idea di democrazia è una di quelle che possono facilmente indurre a “smarrirsi in discussioni inconcludenti” [Bobbio 2014], sulla scia di quanto aveva sostenuto Tocqueville circa “l’uso che si fa delle parole democrazia e governo democratico [il quale uso] getta il massimo di confusione nello spirito” [De Capraris 1962, p. 55].

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“Brennan” by Raffaele De Mucci (DOC,  88kb)


* Prof. Raffaele De Mucci is Professor at the University Luiss Guido Carli, Rome (Italy) – Full Professor of Political Sociology, Comparative Politics, Department of Political Science

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